Medusa

"Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso: che se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi, nulla sarebbe del tornar mai suso". (Dante Alighieri).

 

Nella mitologia greca Medusa era una delle tre gorgoni insieme a Steno ed Euriale sue sorelle, oltre ad aver un aspetto mostruoso gli si adduceva il potere di trasformare in pietra chi ne incrocisse lo sguardo.

Le gorgoni rappresentavano tre forme di perversione: Sessuale(Euriale), morale(Steno),intellettuale(Medusa).

In un altra versione viene considerata come una bellissima donna che riusciva ad affascinare uomini e donne e, chi non riuscendosi a trttenere si voltava a guardarla negli occhi veniva tramutato in pietra...

 

Ho realizzato quest'opera assemblando materiali diversi ed all'apparenza distanti tra loro,ma collegati da un unio filo conduttore che è il legame imprescindibile con il percorso intrapreso per giungere al risultato visibile.

Per rappresentare questa testa di Medusa ho usato del materiale di recupero che offrisse dei simboli rappresentanti parte di una generale quotidianità.

La base è composta da cubi di legno provenienti da bancali usati per il trasporto merci, assemblati con un inclinazione tale da formare una sorta di "colletto" su cui si appoggia la testa, quest ultima è composta da lattine di birra, contenitori gettati dopo l'uso del contenuto,un vuoto a perdere, (una delle più grosse pecche del sitema produttivo industriale odierno, anche se in questo caso si tratta di alluminio materiale dal facile reciclo), che delinano i contorni del viso, realizzato ad intaglio diretto su legno, e contengono il cervello, comoposto da parti di una macchina da scrivere elettronica; e quelli che nel mito erano serpenti in questa rappresentazione diventano lettere, parole, legate tra loro da fili e circuiti...

 

Nel reinterpretare questa figura,  l'ho voluta "attualizzare" alla mia epoca,giocando anche su ciò che l'immagine di Medusa rappresentava cioè la perversione intellettuale, usando, come su detto, dei "simboli" che richiamassero oggetti e gestualità, quotidiane e comuni, ed allo stesso tempo che delineassero la mia visione, trasposta in questa figura attraverso il gesto lavorativo, in essa immanente.